Gli Egiziani erano affascinati dallo scarabeo e dalla sua abitudine di far rotolare le palline di sterco sul suolo. Essi paragonavano questo esercizio alla propulsione del sole sul suo circuito attraverso il cielo. Khepri rappresenta così il dio sole e il creatore nelle sembianze di scarabeo. Si riteneva che egli si fosse generato spontaneamente senza sottostare al naturale ciclo di riproduzione, rappresentava quindi la scintilla iniziale della creazione. Khepri era generalmente raffigurato come uno scarabeo stercorario ma poteva anche essere ritratto come uno scarabeo sparviero alato o come un uomo con il capo di scarabeo. A volte, in alcuni dipinti, veniva rappresentato con il capo di ariete ed era perciò collegato ad altri aspetti del dio sole.
Dal momento che gli scarabei sembravano materializzarsi dallo sterco, Khepri venne associato al sole nel momento in cui, all’alba, superava l’orizzonte orientale. Il suo era cioè il volto del sole mattutino dell’est che emergeva dall’aldilà, e quindi un’immagine di giovinezza. Khepri era collegato alla nuova vita, alla rinascita e al rinnovato vigore. Una ulteriore connessione tra l’immagine dello scarabeo e il dio creatore Atum deriva dall’immagine di Khepri che crea la terra dal proprio sputo. La venerazione dell’immagine di uno scarabeo stercorario attraverso il sacro sole scarabeo Khepri è un eccellente esempio di come gli antichi Egizi cercavano di trovare spiegazioni per i moti dell’universo e traevano significati spirituali dal mondo naturale. Con questa operazione essi ci hanno lasciato una singolare metafora della scintilla divina che c’è all’interno di ogni forma di vita.