Collegio di Perfezione HELIOPOLIS – Camera di IV grado “ARPOCRATE” n. 055

Citato nei Testi delle piramidi, sviluppò il culto vero e proprio solo in Bassa Epoca e come erede terreno del padre divenne l’incarnazione della monarchia fin dal periodo predinastico.

A partire dal Terzo periodo intermedio il suo culto divenne sempre più popolare e l’iconografia più diffusa lo rappresentava come un bambino stante o in braccio alla madre Iside, mentre si portava un dito alla bocca ad indicare che era il dio del silenzio[1]. Jean-Pierre Corteggiani, nel suo libro L’Égypte ancienne et ses dieux dice che il dito sulla bocca non è che un atteggiamento tipico dell’infanzia che gli autori classici hanno frainteso, pensando in un invito al silenzio. In realtà il simbolo fatto con la mano altro non è che la rappresentazione del geroglifico bambino. Arpocrate fu scambiato dai greci come dio del silenzio ma in realtà è la rappresentazione di Horus bambino.

Il mito egizio più diffuso descrive Horus quale figlio di Osiride, il re divino ucciso e smembrato dal fratello malvagio Seth, e concepito dopo che la madre Iside aveva recuperato le parti del corpo del marito, avvolgendole con le bende e inventando in tal modo la mummificazione. Iside nascose il bambino fra i papiri della palude del Delta del Nilo, un’area di confine fra la sfera umana e quella divina. Al riparo dal maligno Seth, Horus crebbe e riconquistò il trono del padre.[2] Ma il piccolo, cui venne dato il nome Arpocrate, rimase nel suo “ruolo di base, per sempre un bambino, un riferimento e prototipo di tutti i bambini futuri”.[3]

Altro elemento tipico di Arpocrate era la sua testa completamente rasata, ad eccezione di una treccia che gli ricadeva sul suo lato destro. La sua statua si trovava all’ingresso di quasi tutti i templi, per indicare che in quel luogo si onoravano gli Dei col silenzio, ovvero, secondo Plutarco, gli uomini che avevano una imperfetta cognizione della Divinità non dovevano parlarne che con rispetto[1]. Gli antichi portavano spesso scolpita nei loro sigilli una figura d’Arpocrate, ad indicare che il segreto delle lettere andava conservato fedelmente.

L’immagine di Iside che allattava il figlio ispirò, secondo alcuni, successivamente i Copti nell’iconografia della Vergine con il bambino.

Anche se di origini egiziane, soprattutto dell’area del Basso Egitto, il suo culto venne presto adottato anche nell’area greca e romana, dove rappresentò il dio del silenzio, con il dito alla bocca e cinto di un mantello cosparso di occhi e di orecchi.

Fonte: WikiPedia