Nut, dea del cielo, era immaginata con il corpo di una donna che, posta ad arco sulla terra, la toccava con la punta delle mani e quelle dei piedi. Secondo il mito ingoiava il sole la sera per partorirlo la mattina seguente in un eterno ciclo di morte e di rinascita. Questo fece di lei il simbolo per eccellenza della rigenerazione eterna. Al contrario di tante altre antiche culture, gli egizi identificavano il cielo con una donna – la dea Nut In realtà l’idea del cielo come donna ha una forte valenza simbolica e una sua intrinseca coerenza che è legata al concetto di “grande madre” e di rinascita. Il cielo quindi è donna poiché custodisce in sé il dio del sole Ra che, dopo aver viaggiato all’interno del suo corpo durante le ore della notte, è pronto a rinascere sul mondo. Anche il colore rossastro dell’alba assumeva rilevanza in tale simbologia: gli sgargianti colori dell’inizio del giorno richiamavano simbolicamente il sangue del parto. Proprio perché strettamente connessa all’idea di rinascita, l’immagine di Nut veniva spesso posta sui soffitti della camera del sarcofago di alcune tombe della Valle dei Re, necropoli scelta dai sovrani del Nuovo Regno (1539-1069 a.C.) per il loro eterno riposo.