Nella canzone “Mariposa” l’inno ad Iside
Impossibile non riconoscere nel testo scritto da Fiorella Mannoia, Cheope e Carlo Di Francesco, l’Inno ad Iside tratto da un papiro del III-IV secolo (Nag-Hammadi, Egitto). Già il titolo, “Mariposa”, richiama con evidenza la farfalla che divenne simbolo identificativo per i Navajo e gli Hopi. Simbolicamente la farfalla rappresenta la rinascita, la trasformazione del bruco che striscia in qualcosa di etereo che si innalza.L’anima dell’uomo in punto di morte diviene farfalla e vederne una per molti è un caro defunto che si manifesta. Ma nell’inno alla Dea si manifesta in tutta la sua pienezza. L’altalenanza presente nei versi dedicati ad Iside, tra un potere che va dalla luce al buio, dalla generosità alla punizione, dal perdono al castigo si ritrova con parole più moderne nel testo di Mariposa:
“Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
E nel profondo sono libera, orgogliosa e canto
Ho vissuto in un diario, in un poema e poi in un campo
Ho amato in un bordello e mentito non sai quanto…”
“Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine…”
Questo tripudio a tutte le Donne che sono Dee, che donano la vita, e che, come la luna, rappresentano più aspetti della vita stessa e variano come le maree come la “Mari posa” (dormiente nel mare), è solo la manifestazione pubblica di una ricerca che, negli ultimi anni, sta riavvicinando l’umanità agli antichi valori, alla riscoperta di una sacralità che è andata perduta o che forse semplicemente si è trasformata, con l’avvento di un culto rivolto alla figura predominante di un maschile, riprodottosi anche negli usi sociali. In tutte le religioni monoteiste le figure femminili hanno sempre avuto grandissima rilevanza e sembra proprio, che, a partire dagli ultimi Pontefici, anche la religione Cattolica, le stia esaltando ridonando loro il posto che spetta.
La Maddalena ed il Graal interpretazione S. Conti
Molto ci sarebbe da dire sulla Maddalena, sia come figura biblica che leggendaria legata al Graal, ai Templari…ma ancor più sulla sovrapposizione delle celebrazioni odierne su quelle praticate nell’antichità, quando ogni devozione era rivolta a ciò che di tangibile osservava l’uomo: l’immensità dell’universo, il mutevole astro notturno, che influenzava le maree, anche quelle della donna, il risplendente ma fisso astro diurno, che donava calore… la terra coi suoi frutti…tutto ciò era vita ed era morte…
“Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito, … Io sono la sposa e lo sposo” “Profonda come un mistero Sono la terra, sono il cielo”
Lei è la Grande Madre, origine di ogni cosa:
“Rispettatemi sempre”
(Sabrina Conti)